Il sale iodato fa bene o fa male?
Questa è la domanda a cui rispondiamo oggi, perché spesso si pone poca importanza al sale che ogni giorno usiamo in cucina.
Sembrano tutti uguali, se ne usa poco per paura che faccia male o si usa quello sbagliato.
Il Ministero della Salute, poi, incoraggia tutti ad usare meno sale ma iodato (senza distinzioni di sorta fra chi possa effettivamente usarlo e chi no).
Nei supermercati, invece, è pieno di sale raffinato, un prodotto costruito in laboratorio.
In questo articolo cercheremo di fare luce su quale sia il miglior sale possibile da usare per cucinare e insaporire i tuoi piatti.
Il problema del sale da cucina
Prima di analizzare il problema “sale iodato”, voglio parlare del normale sale da cucina che sicuramente hai in dispensa.
Il problema di questo sale è che è un prodotto raffinato ed industriale che, durante la sua lavorazione, perde importanti minerali.
Per di più le aziende lo addizionano con agenti antiagglomeranti (per far sì che non si ammassi) che possono contenere sostanze potenzialmente dannose (come l’alluminio) che, accumulandosi nel cervello, conducono a terribile malattie neurologiche.
Un altro problema del sale da cucina è il suo alto contenuto di sodio minerale che, in grandi quantità, può esporre al maggior rischio di ipertensione, insufficienza cardiaca, obesità e diabete di tipo 2.
Conseguenze del sovra consumo di sodio
Capisci di star assumendo troppo sodio se, oltre all’ipertensione, soffri di uno o più di questi problemi:
- Gonfiore
- Ritenzione idrica
- Gonfiore alle caviglie o ai polsi
- Sindrome premestruale
- Sete
- Calcoli renali cronici
Ma la colpa del sovra consumo di sodio non è da imputare solo al sale da cucina ma anche ai prodotti in cui è contenuto questo sale e di cui abusiamo giornalmente:
- patatine
- pane
- dolci
- formaggi
- salumi
- cereali
- crackers
- cibi in scatola
- surgelati
- brodi e dadi da brodo
- semi salati
- piatti pronti
In questi alimenti il sale viene usato sia come conservante sia per migliorare la percezione del sapore da parte dei consumatori che, così, saranno spinti a comprarli ancora e ancora.
Abusando ogni giorno di questi prodotti è facile dunque incorrere in un extra consumo di sodio ed esporsi a tutti i problemi e rischi che abbiamo visto.
Il problema del sale iodato
Veniamo ora al punto dolente: il tanto esaltato sale iodato.
Vediamo un po’ che tipo di sale è.
Anche questo è un prodotto industriale che ha perso tutti i suoi minerali e a cui vengono aggiunti antiagglomeranti e altre sostanze potenzialmente nocive.
Ma soprattutto a cui viene aggiunto uno iodio chimico che può essere:
- Potassio iodato (KIO3)
- Potassio ioduro (KI)
- Sodio iodato (NaIO3)
- Sodio ioduro (NaI)
In Italia, per la fortificazione del sale, sono permessi solo i primi due oppure una combinazione di questi (KI + KIO3).
Negli USA, invece, il potassio iodato non è accettato dal Ministero della Sanità ma viene usato solo nella preparazione dei mangimi per gli animali (1).
Comunque, se proprio volessimo salvare uno di questi sali di iodio, potremmo dire che il più “naturale” è il potassio ioduro, a cui però purtroppo vengono aggiunti additivi come il destrosio e il tiosolfato, che di fatto lo rendono un prodotto chimico di laboratorio.
Il programma di iodazione del sale
L’aggiunta di iodio è una pratica iniziata negli anni ’20 negli USA per prevenire e curare in maniera economica il problema del gozzo (un ingrossamento della ghiandola tiroidea che si verifica nelle persone che assumono poco iodio).
Questa pratica venne poi trasferita in altre parti del mondo e ancora oggi tantissime persone usano il sale iodato per cucinare o condire le proprie pietanze, incuranti dei problemi che possa provocare un suo consumo smoderato.
Infatti il problema del sale iodato sta proprio nel fatto che ogni giorno possiamo rischiare di avere un sovraccarico di iodio, considerando che possiamo assumere questo minerale anche da altre fonti alimentari.
È vero infatti che lo iodio è un elemento importante per il cervello, la tiroide e la funzione immunitaria, ma è ancora davvero indispensabile nella nostra alimentazione?
La maggior parte degli adulti ha bisogno di circa 150 mcg di iodio al giorno per evitare una carenza.
Ma la nostra dieta di oggi è in generale abbastanza varia da fornire i livelli necessari di iodio, anche senza usare sale iodato.
Per di più se si pensa che ci sono tanti studi che hanno dimostrato che il sale iodato, distribuito a tutti senza attenzione alla condizione individuale, possa causare nel tempo disturbi a tiroide, metabolismo, memoria, mal di testa ed equilibrio neurologico.
Studi sull’utilizzo del sale iodato e rischi
Il primo studio “Uso di sale iodato e rischio di sovraccarico di iodio” ha preso in considerazione l’obbligo di iodurazione (in una proporzione di 80 +/- 10 mg/kg di sale)entrato in vigore nel 1995 in Marocco per curare la carenza di iodio, considerato un grave problema di salute pubblica nello Stato (2).
Secondo i ricercatori, questo tasso di sale iodato emesso rischiava di provocare un eccesso di iodio nella popolazione.
Per verificare questa ipotesi, i ricercatori hanno somministrato sale iodato a 7 famiglie composte da 28 soggetti, che all’inizio consumavano un sale non iodato.
Quindi, seguendo l’evoluzione della loro escrezione urinaria di iodio per un periodo di 3 settimane, hanno notato che i valori medi dell’escrezione urinaria di iodio dei 28 soggetti erano rispettivamente di 12,8 microgrammi/dl prima dell’uso del sale iodato e di 26,8, 35,5 e 63,2 microgrammi/dl dopo 7, 14 e 21 giorni dall’introduzione del sale iodato nella loro dieta.
In definitiva dopo 21 giorni di utilizzo di sale iodato, l’84,6% dei soggetti presentava un eccesso di iodio.
I ricercatori hanno concluso dicendo che l’uso prolungato di questo sale iodato espone la popolazione al rischio di disturbi della tiroide.
Iodio e disturbi della tiroide: lo studio
Da questa ipotesi sono partiti anche i ricercatori di un altro studio chiamato “Analisi della correlazione tra elevata assunzione di sale iodato e rischio di noduli tiroidei: un ampio studio retrospettivo” (3).
I ricercatori volevano verificare se ci fosse una correlazione tra l’assunzione giornaliera di sale iodato e il rischio di noduli tiroidei e cancro alla tiroide in Hunan, Cina.
Per farlo, hanno analizzato retrospettivamente i dati dei soggetti che sono stati sottoposti ad un esame fisico presso l’Health Management Center, Third Xiangya Hospital della Central South University, tra il 1 gennaio 2017 e il 31 dicembre 2019.
I soggetti arruolati in questo studio sono stati sottoposti ad ecografia tiroidea e test per routine delle urine e funzionalità epatica e renale, e tutti i soggetti hanno completato un questionario.
Alla fine della ricerca, tra i 51.637 soggetti inclusi in questo studio, la prevalenza di noduli tiroidei era del 40,25% e la prevalenza di cancro alla tiroide era dello 0,76%.
Tra tutti i soggetti arruolati, solo il 3,59% aveva un’assunzione giornaliera di sale iodato inferiore a 5 g.
I ricercatori hanno anche scoperto che un’assunzione giornaliera di più di 5 g di sale iodato non era solo un fattore di rischio indipendente per l’insorgenza di noduli tiroidei ma anche un fattore di rischio indipendente per l’insorgenza di cancro alla tiroide.
Quale sale usare quindi?
Alla luce degli studi che evidenziano i potenziali danni del sale da cucina e del sale iodato, vediamo dunque qual è il miglior sale da usare.
Non bisogna infatti aver paura di salare i propri piatti con la giusta quantità di sale ma usare quello giusto.
Nel SAUTÓN Approach consigliamo di usare un sale marino naturale non raffinato, che contiene tutti i minerali in modo sano ed equilibrato.
Questo tipo di sale viene evaporato ed essiccato dall’acqua di mare, quindi è necessaria una lavorazione molto inferiore che permette di conservare tutti i suoi minerali.
Un altro sale che consigliamo nel SAUTÓN Approach è quello rosa dell’Himalaya che deriva dalle rocce salate estratte in Pakistan e che oggi puoi trovare facilmente in molti supermercati o negozi bio.
Infine, per bilanciare ancora meglio l’uso di sale quando cucini, ecco alcuni consigli:
- usa le spezie, che danno gusto e digeribilità alle tue pietanze, e che ti spingeranno ad usare meno sale
- prepara da te i tuoi cibi senza ricorrere a semi lavorati (che potrebbero essere pieni di sale e quindi di sodio) o a cibi pronti
- bevi la giusta quantità di acqua, perché spesso la voglia di sale aumenta quando si è disidratati
- consuma fonti alimentari che sono naturalmente ricche di iodio, come alghe, merluzzo, uova (per assicurarti di raggiungere il fabbisogno quotidiano di questo minerale)
Conclusione
Come ti ho spiegato in questo articolo, il sale iodato non è più parte di una dieta sana mentre il sale da cucina, essendo un prodotto industriale, non è sicuramente la scelta migliore per condire le tue pietanze.
Opta per un sale marino non raffinato o il sale rosa dell’Himalaya che conservano tutti i loro minerali, contribuendo non solo a rendere più saporite le tue pietanze ma anche ad arricchirle di questi preziosi nutrienti.
Fonti:
- “Sale marino, salgemma, sale da cucina, sale iodurato, sale iodato: iodio dove e perché?” – Università degli Studi di Milano (1)
- “Use of iodized salt and the risk of iodine overload” (2)
- “Analysis of the correlation between high iodized salt intake and the risk of thyroid nodules: a large retrospective study” (3)
- “The Dark Side of White Salt” da Josh Gitalis (4)
Leggi anche:
Dispensa sana: 8 mosse per averne una
Iodio e salute della tiroide: cosa c’è di vero?
La guida definitiva alla tiroide: squilibri e soluzioni naturali