La trappola della Non Dualità

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Oggi il concetto di non dualità è molto diffuso nel mondo della crescita personale e spirituale.

È un termine che viene usato spesso quando si parla di meditazione, consapevolezza, illuminazione e insegnamenti spirituali.

Gli insegnamenti non duali sono il tesoro custodito alla vetta di ogni autentica tradizione spirituale.

Eppure nel modo in cui oggi vengono approcciati questi insegnamenti si nasconde una grande trappola, che spesso impedisce di realizzarsi pienamente.

LA VETTA DI OGNI AUTENTICA TRADIZIONE SPIRITUALE

Facciamo prima un passo indietro, perché questo è un argomento molto delicato.

Non duale significa “Non due” e si riferisce a una grande verità: in essenza tutti i fenomeni che appaiono nella tua esperienza, incluso te stesso, sono in realtà un’unica cosa.

Questo significa che non c’è distinzione tra il soggetto che fa esperienza e l’oggetto stesso dell’esperienza, ma questi due elementi sono un’unica cosa inseparabile.

Questa è la realtà ultima di tutti i fenomeni e si può applicare in qualsiasi ambito della vita.

Per esempio siamo abituati a percepire il nostro corpo e i nostri sensi come qualcosa di separato da ciò che ci circonda (questo sono io e poi c’è tutto il resto), eppure anche dal punto di vista scientifico questo non è vero: gli atomi e le molecole che compongono il nostro corpo sono inseparabili da ciò che ci circonda ed esistono da molto prima che noi nascessimo.

Il tuo corpo è il frutto di ciò che mangi e respiri, dei tuoi genitori che ti hanno concepito, dell’idrogeno e dell’ossigeno presenti su questo pianeta, della luce del sole che ci arriva, di stelle che sono esplose rilasciando questi atomi, di buchi neri che le hanno divorate scatenando una grande energia e delle grandi forze dell’universo (nucleare, elettromagnetica, gravitazionale).

La vita è un mistero, come diceva Erwin Schrödinger, fisico premio nobel: “Il mondo è una sintesi delle nostre sensazioni, delle nostre percezioni e dei nostri ricordi. È comodo pensare che esista obiettivamente, di per sé. Ma la sua semplice esistenza non basterebbe, comunque, a spiegare il fatto che esso ci appare”.

Ma senza andare nel fantascientifico, puoi osservare questo anche adesso.

In questo momento tu stai vedendo questo video o stai ascoltando le mie parole, per questo percepisci te stesso come il soggetto che sta ascoltando e le mie parole come l’oggetto della tua esperienza, perché sei abituato a identificare la tua mente con il tuo corpo e i tuoi sensi.

Eppure se osservassi con attenzione e ti interrogassi su chi sta facendo veramente esperienza in questo momento, ti renderesti conto che è impossibile definire dove inizia e finisce la tua mente.

La tua mente è nella tua testa? In questo schermo? Nelle tue cuffie? Nelle tue mani? Nei suoni che ascolti? Nelle luci e nei colori che vedi davanti a te? Dov’è la tua mente? Io sono nella tua mente o fuori dalla tua mente?

Questo è un classico esempio di insegnamento non duale e non è qualcosa da comprendere intellettualmente, ma è un’esperienza diretta da realizzare che viene chiamata Illuminazione, Risveglio, Gnosi o incontro con il Divino.

Come diceva Ramana Maharshi, uno dei più grandi maestri non duali del secolo scorso: “La domanda – Chi sono io? – non viene fatta per trovare una risposta, ma per dissolvere colui che fa la domanda.”

Questa esperienza avviene proprio quando riconosci l’inseparabilità di tutti i fenomeni – ovvero ciò che sei veramente – ed è l’obiettivo ultimo di ogni percorso spirituale.

Gli approcci spirituali dualistici ti parlano di questa esperienza come qualcosa di separato da te che devi raggiungere, quindi ad esempio preghi Dio come qualcosa di separato da te e vedi l’Illuminazione come la meta che desideri raggiungere a tutti i costi.

Invece gli approcci spirituali non duali ti parlano di questa esperienza come come qualcosa di inseparabile da te, perché in verità tu sei già illuminato e tutto è già perfetto così com’è. Dio si esprime già in ogni tuo pensiero, parola e azione.

Le maggiori tradizioni spirituali non duali sono Advaita Vedanta, Dzogchen, Shaktipat e Unione Mistica. Ma ogni autentica tradizione spirituale ha alla sua vetta questi insegnamenti non duali.

LA TRAPPOLA NASCOSTA

Oggi l’approccio non duale più diffuso è di stampo “Neo Advaita”, ovvero utilizza come base gli insegnamenti dell’Advaita Vedanta e li espone in modo moderno e diretto alla portata di tutti.

I più famosi insegnanti di questo stampo al momento sono Eckhart Tolle, Rupert Spira, Mooji e così via.

Questi insegnamenti contengono al loro interno una grande verità, però come dicevo prima nel modo in cui vengono esposti oggi nascondono una grande trappola.

Perché molti di questi maestri ti descrivono solo in modo poetico questa esperienza e ti dicono la verità ultima: tu sei già realizzato, tutto è già perfetto, la ricerca è il problema quindi non ricercare, devi solo stare nel qui e ora, ecc…

Ed essendo un’esperienza che non si può comprendere intellettualmente, questi maestri si contraddicono continuamente e si intortano nelle parole: il Risveglio è ciò che è presente già in questo momento, non è un’esperienza da realizzare o da ricercare, eppure in alcuni momenti accade che riconosci la vera natura di tutte le cose (che è un’esperienza ma non è un’esperienza, perché non c’è soggetto) e ti risvegli, però non è quello il punto perché sei sempre stato risvegliato da un tempo senza inizio

Io lo chiamo il loop della non dualità, perché entri in un vortice che ti risucchia, come un cane che si morde la coda e ti viene ripetuta solo una supercazzola senza fine.

La cosa buffa è che questa è proprio la verità, però quando viene approcciata in questo modo diventa inutile e non ti porta più da nessuna parte.

Così finisci solamente per capire che non devi ricercare e devi stare nel qui e ora, e allora finisci per non fare più niente e diventare freddo e distaccato dalla vita.

A volte magari in un momento speciale hai anche un barlume di questa esperienza non duale e la riconosci, così pensi di aver trovato la verità ultima e che devi coltivare solo questo.

Infatti questo è ciò che è successo alla maggior parte di questi maestri neo advaita, che spesso hanno avuto una profonda esperienza di Risveglio un momento e hanno pensato di essere arrivati e che non c’è più nient’altro da realizzare.

In questo modo entrano nel loop non duale e cristallizzano la loro esperienza, perché sono convinti che non c’è altro da ricercare e non possono più continuare ad evolvere.

Questa è la più grande trappola di un percorso spirituale, perché in realtà non c’è mai una fine al percorso o una soglia oltre la quale non si può più crescere.

Il potenziale evolutivo dell’essere umano è illimitato, il tuo potenziale è infinito e dovresti sempre ricordarlo.

Per questo un approccio non duale sano e maturo deve darti anche gli strumenti per poter gradualmente realizzare e integrare l’autentica esperienza spirituale nella quotidianità.

Nei commenti fammi sapere cosa ne pensi.

Un caro saluto e sii felice!


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Commenti COMMENTI

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  • Clorinda 13 Novembre 2021

    Non e’ un concetto chiaro ma astratto poco percepibile …..

  • Salvatore 14 Agosto 2023

    Giustamente a livello intellettuale verranno fuori molte contraddizioni e una miriade di domande senza fine, specie quando si diche che non siamo noi a fare la nostre scelte, non c’è libero arbitrio ecc ecc ecc

  • francesco 14 Ottobre 2023

    È impossibile non contraddirsi, proprio come L hai fatto tu! Nessuno di questi maestri vieta percorsi o di “crescere”,il messaggio ultimo che provano ad e spremute e che non c’è NESSUNO in particolare che fa cose o diventa qualcos altro. Di “quello” non si può parlare e non può essere descritto poiché paradossale, il linguaggio è per sua natura duale e strumento della mente. Un cane che si morde la coda appunto. Loro fanno quel che possono

  • Giovanni 29 Dicembre 2023

    Ho letto l’articolo, mi piacerebbe approfondirlo. Ho 71 anni, pratico meditazione dal 1973.
    Ho fatto MT, Siddha Yoga, Yogananda ecc. Libri ne ho letti molti (anche troppi) Ramana Maharshi mi ha sempre affascinato ma non sono mai riuscito ha capire in cosa consiste l’autoindagine di cui parla. Uno si chiede “chi sono io?” e poi non succede nulla. Oppure ripete “Io sono” e a volte si ha qualche esperienza di tranquillità e a volte no…proprio come quando si ripete un mantra. Poi non capisco perchè ci sono così tante differenze negli insegnamenti. Ad esempio i mistici parlano di un Dio a cui affidarsi. I vedantini non nominano Dio, però anche loro dicono che ci si può affidare ad un potere superiore. Poi ci sono quelli come Krishnamurti che dicono che tutti i metodi non portano da nessuna parte perchè la mente in questo modo si esercita e quindi non si dissolve.