Il diabete è una malattia metabolica che negli Stati Uniti colpisce circa il 10% della popolazione mentre in Italia sono 4 milioni gli abitanti affetti da questa malattia.

Una persona su 3 si trova oggi in condizione di prediabete con glicemia alta, trigliceridi e lipoproteine a bassa densità di piccole dimensioni sopra la norma, scarsa reattività all’insulina, disturbi ai reni e problemi di cataratta.

Ma la cosa preoccupante è che gran parte delle persone che hanno il diabete, ne sono inconsapevoli perché spesso non riescono a riconoscere i sintomi o li confondono con altri disturbi.

E quando i sintomi si presentano, è molto importante controllarli per evitare delle complicazioni preoccupanti.

In questo articolo ti illustro le differenze fra i tipi di diabete e i loro sintomi e come puoi trattarli in maniera naturale per invertire la tua condizione e stare meglio.

Ecco l’indice della guida:

Insulina e origine del diabete

Diabete e insulina

L’insulina è un ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas che si occupa del trasporto del glucosio alle cellule attraverso il flusso sanguigno in modo da fornire energia sufficiente per:

  • la crescita e la riparazione cellulare
  • lo sviluppo muscolare
  • l’attività cerebrale
  • le funzioni riproduttive

Il diabete è una malattia conseguente ad una ridotta produzione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas, che si esauriscono e progressivamente muoiono o diventano inattive.

Un processo graduale che comincia quando le cellule, esposte ad una presenza costante ed invasiva di zucchero, diventano man mano insensibili ai comandi dell’insulina.

Negli ultimi 50 anni sono sempre di più stati criminalizzati i grassi e le proteine e ciò ha comportato un abuso costante di carboidrati e prodotti confezionati ricchi di olii vegetali polinsaturi. 

Come conseguenza, si è prodotto un incessante picco glicemico e una continua immissione di insulina nel sangue. 

Il pancreas è costretto ad un continuo lavoro ma le cellule, ormai colme di zucchero, non riescono più a prenderne altro, sviluppando l’insulino resistenza, una condizione che fa crescere le cellule beta del pancreas del 50% per produrre ancora più insulina.

Leggi qui l’articolo sull’insulino resistenza per approfondire: Insulino resistenza: cos’è e strategie per dirle addio

Picco glicemico e indice glicemico

L’indice glicemico è la misura dell’aumento della glicemia prodotta nel corpo 90-120 minuti dopo aver assunto un alimento ricco di zucchero.

La glicemia è strettamente connessa al sistema con il quale il corpo immagazzina l’energia in eccesso giunta dal cibo.

Più zucchero c’è nel sangue, maggiore sarà l’insulina in circolo che cercherà di forzare le cellule ad accettare lo zucchero o lo immagazzinerà come grasso viscerale o nelle cellule adipose (se le cellule sono impossibilitate a riceverlo perchè troppo piene o insensibili).

I picchi glicemici e di insulina producono differenti effetti nel corpo, alcuni visibili e altri per lo più nascosti.

Il principale effetto dell’insulina è quello di convertire lo zucchero in glicogeno (una macromolecola che ha funzione di riserva energetica) e cercare di forzare le cellule ad utilizzarlo e immagazzinarlo.

Durante la digestione, i carboidrati vengono scissi e viene liberato zucchero nel sangue. 

Più sono elevati i livelli di zucchero ematico, maggiore sarà la produzione di insulina da parte del pancreas. 

E maggiore è l’impennata dei livelli di glicemia sanguigna e peggiore è l’effetto che questa ha sull’accumulo di peso.

L’insulina permette al glucosio di entrare nelle cellule e lo deposita sotto forma di glicogeno nel fegato e nei muscoli.

Quando questi non hanno più spazio e non sono in grado di assorbirne di altro, il glicogeno viene accumulato dall’insulina sotto forma di grasso corporeo.

Dover amministrare e conservare i molti carboidrati consumati, porta il corpo a produrre continuamente insulina, limitando in modo grave l’utilizzazione del grasso corporeo per produrre energia.

Così il corpo sviluppa una dipendenza dal glucosio, non riesce mai a bruciare il grasso a disposizione e a riattivare il normale funzionamento metabolico. 

Le cause del diabete

Spesso è una concatenazione di più fattori a causare il diabete: cattiva alimentazione, infiammazione, sovrappeso, stile di vita sedentario, familiarità, stress o esposizione a sostanze nocive.

Ad esempio, fra i fattori di rischio del diabete di tipo 2 (1) ci sono: 

  • età superiore ai 45 anni
  • sovrappeso o obesità
  • stile di vita sedentario 
  • familiarità 
  • storia di malattie cardiache, ipertensione, colesterolo o trigliceridi alti
  • squilibri ormonali (come la sindrome dell’ovaio policistico)

Quali sintomi si manifestano?

A seconda del tipo di diabete (di tipo 1, di tipo 2 o gestazionale), si possono presentare diversi sintomi, da lievi a più gravi, in giovane età o con l’avanzare degli anni.

Spesso ci sono delle malattie che possono precedere il manifestarsi del diabete come:

  • disturbi della tiroide, infatti l’ipotiroidismo assomiglia al diabete e molti sintomi e disturbi collaterali sono simili
  • candida, si nutre prevalentemente di zuccheri e di carboidrati, soprattutto raffinati e un’alimentazione sbilanciata può favorirla.

Diabete di tipo 1

Quando si verifica il diabete di tipo 1, le cellule del pancreas che producono insulina vengono distrutte dal sistema immunitario.

Quindi non viene prodotta insulina e nello stesso tempo non si riesce a gestire il livello di zuccheri nel sangue che risulta essere superiore alla norma.

I sintomi, in questo caso, si manifestano anche in giovane età (anche prima dei 20 anni) e sono più gravi (2):

  • bocca secca e anomalo senso di sete
  • continuo senso di fame, anche subito dopo aver mangiato, soprattutto di cibi dolci e carboidrati 
  • orinazione frequente 
  • senso di stanchezza, sbalzi d’umore, ansia e altri problemi psicologici con difficile spiegazione
  • disturbi visivi e vista offuscata
  • infezioni frequenti (come candida) e lenta guarigione per ferite, tagli e contusioni
  • insoliti cambiamenti di peso come perdita di peso, anche se si mangia sempre allo stesso modo
  • ritenzione idrica con gonfiore soprattutto in gambe e piedi
  • scarsa sensibilità nelle estremità 
  • maggiore sensibilità al caldo e al freddo
  • battito cardiaco irregolare
  • acidità di stomaco e difficoltà a digerire
  • ipertensione 
  • artrite e artrosi
  • respiro pesante 
  • formicolio, dolore e intorpidimento agli arti, ai piedi e alle mani.

Diabete di tipo 2

Con il diabete di tipo 2, invece, l’insulina viene prodotta ma in quantità insufficiente o la persona non risponde in maniera adeguata (insulino resistenza).

I sintomi di questo tipo di diabete, pur essendo simili a quelli che si verificano nel diabete di tipo 1, si presentano più tardi (spesso anche in età superiore ai 40 anni) e possono essere così lievi da passare inosservati.

Si aggiungono ai sintomi già elencati per il diabete di tipo 1, anche (3):

  • pelle secca e pruriginosa
  • macchie di pelle scura nelle pieghe del corpo (acanthosis nigricans)
  • infezioni a livello urinario, vaginale o dell’inguine
  • aumento di peso, anche senza aver cambiato alimentazione
  • dolore, gonfiore, intorpidimento o formicolio a mani o piedi (più frequente rispetto al diabete di tipo 1)
  • disfunzioni sessuali, inclusa perdita di libido, problemi riproduttivi, secchezza vaginale e disfunzione erettile.

Diabete gestazionale

Questo tipo di diabete è quello che si sviluppa durante la gravidanza e solitamente dura per un breve periodo di tempo.

Si stima che colpisca il 4% delle donne incinte e, soprattutto donne ispaniche, afroamericane, native americane e asiatiche, insieme a quelle che hanno più di 25 anni, in sovrappeso prima della gravidanza e con una storia familiare di diabete.

Anche in questo caso i sintomi potrebbero essere poco evidenti e per questo è importante che le donne a rischio vengano monitorate per prevenire complicazioni al feto o durante il parto.

Possibili complicazioni del diabete

Per tutte e tre le forme di diabete è fondamentale, qualora compaiano i sintomi in maniera evidente, trattarli per scongiurare possibili complicazioni come: 

  • danni ai nervi (neuropatie)
  • problemi cardiovascolari
  • infezioni della pelle
  • aumento di peso eccessivo
  • infiammazione
  • problemi agli occhi fra cui anche perdita della vista.

Prevenire e curare il diabete con l’alimentazione

Diabete e dieta chetogenica

Molto si può fare nel trattare i sintomi del diabete in modo naturale, modificando le proprie abitudini quotidiane e alimentari al fine di tenere sotto controllo il livello di zuccheri nel sangue.

Infatti, soprattutto il diabete di tipo 2 si può prevenire e, con i soli cambiamenti nella propria alimentazione e nel proprio stile di vita, si possono ridurre le possibilità di contrarlo oppure, se è già stato diagnosticato, gestire e invertire i suoi sintomi. 

Un discorso diverso va fatto per il diabete di tipo 1 che, come visto, insorge prestissimo.

Non ha delle vere e proprie soluzioni, si può controllare ma non guarire.

A questo proposito, può ispirarti la testimonianza di Roberto che dall’età di 10 anni soffre di diabete di tipo 1 e con il SAUTÓN Approach è riuscito a vincere la dipendenza dagli zuccheri e a vedere un netto miglioramento di tutta la sintomatologia.

Leggi qui la testimonianza di Roberto.

Ad ogni modo, un approccio alimentare che si è visto funzionare nel caso di pazienti diabetici è la dieta chetogenica (4, 5).

La dieta chetogenica è uno stile alimentare in cui si consumano pochissimi carboidrati e come “carburante” vengono utilizzati i grassi invece che gli zuccheri.

Ciò contribuisce a migliorare i livelli di zucchero nel sangue, riducendo la necessità di insulina.

Uno stile alimentare che è risultato vincente sia per pazienti con diabete di tipo 1 e 2 sia nei prediabetici.

Gli studi sulla dieta chetogenica e il diabete

È risaputo che il peso sia uno dei problemi con cui si trovano a convivere i pazienti prediabetici.

Secondo un articolo scientifico pubblicato nel 2014, un periodo di dieta chetogenica a basso contenuto di carboidrati può aiutare a controllare la fame, a migliorare il metabolismo ossidativo dei grassi e quindi a ridurre il peso corporeo.

Da ciò si evince che seguire uno stile alimentare chetogenico riduce la possibilità di sviluppare il vero e proprio diabete. 

L’Harvard School of Public Health ha dichiarato che il metabolismo dei carboidrati ha un ruolo molto importante nel determinare lo sviluppo del diabete di tipo 2.

Ecco perché una dieta chetogenica, che riduce al minimo l’assunzione di carboidrati, è vantaggiosa non solo per i prediabetici ma anche per coloro che hanno il diabete di tipo 1 e di tipo 2.

Proprio con riferimento ai soggetti che hanno diabete di tipo 2, la dieta chetogenica riduce la richiesta di insulina da parte del corpo e aiuta a mantenere livelli di glucosio nel sangue ad un livello basso.

Infine, uno studio pubblicato sulla rivista Nutrition and Metabolism, rivela che una dieta a basso indice glicemico, a ridotto contenuto calorico e a basso contenuto di carboidrati (come la cheto, appunto) possa:

  • migliorare il controllo glicemico
  • incoraggiare la perdita di peso (6)
  • ridurre o eliminare la necessità di farmaci diabetici per un periodo di 24 settimane.

I ricercatori hanno notato che i soggetti che assumevano da 40 a 90 unità di insulina prima dello studio, erano in grado di eliminare completamente il loro uso di insulina migliorando, anche il controllo della glicemia.

Gli alimenti da evitare

Il disturbo del diabete non è dovuto agli eccessi ma alle carenze e può indicare che al nostro corpo manca qualcosa. 

Si mangia del cibo che non nutre davvero e il senso di fame è proprio il campanello d’allarme che deve farci capire che al nostro corpo mancano dei micronutrienti come vitamine, sali minerali, oligominerali ma anche grassi sani e proteine. 

La strategia da adottare è quella di fermare l’insulina per un pochino di tempo per riattivare il sistema.

Questo è il motivo per cui nel SAUTÓN Approach proponiamo un periodo di 28 giorni, chiamato Restart, che ha l’obiettivo di trasformarti da bruciatore di zuccheri a bruciatore di grassi, il carburante più adatto a te.

L’alimentazione da adottare per migliorare e, in certi casi guarire dal diabete, prevede di sospendere per 4 settimane il consumo di certi tipi di alimenti a favore invece di proteine, grassi sani e vegetali cotti.

Dovrai sospendere temporaneamente tutti gli alimenti che influenzano negativamente il livello degli zuccheri nel sangue, che causano infiammazione e attivano risposte immunitarie come: 

  • zucchero raffinato, che fa aumentare la glicemia, ma anche miele, sciroppo d’acero, zucchero di canna e altri dolcificanti 
  • farine, glutine e cereali, soprattutto quelli che lo contengono (come il grano), dal momento che vengono scomposti in zucchero a pochi minuti dal loro consumo
  • latte di mucca e prodotti lattiero-caseari, soprattutto per le persone con diabete di tipo 2
  • frutta, tranne quella a basso contenuto di fruttosio 
  • legumi, a cui fare attenzione perché contengono amidi
  • cioccolato
  • alcol, che fa aumentare la glicemia e porta a tossicità epatica (una ricerca ha evidenziato un aumento del 43% dell’incidenza di diabete a seguito di un forte consumo di alcol, 3 o più bevande al giorno) (7)
  • alimenti OGM e confezionati
  • olii idrogenati come olio di soia o altri olii di semi

Gli alimenti da consumare

Prediligi il consumo di questi alimenti:

  • proteine, che rallentano l’assorbimento degli zuccheri, come pesce selvaggio, manzo nutrito con erba, pollo biologico, uova, brodo di ossa, semi di chia e canapa e proteine dei semi di girasole. Fai attenzione ai formaggi (che contengono generalmente lattosio, uno zucchero) e prediligi formaggi da latte crudo, Parmigiano reggiano 36 mesi, formaggio di capra o crema Budwing
  • grassi sani che aiutano a bilanciare il livello degli zuccheri nel sangue e sono il nostro carburante migliore. Consuma ad ogni pasto olio di cocco, ghi, burro e olio d’oliva
  • alimenti ricchi di fibre che aiutano a rallentare l’assorbimento del glucosio, regolare il livello degli zuccheri nel sangue e a sostenere la disintossicazione. Mangia verdure a foglia verde, cavoletti di Bruxelles, carciofi, avocado, noci e semi di chia e di lino (8)
  • alimenti ricchi di cromo, un elemento che aiuta a regolare naturalmente il livello degli zuccheri nel sangue e consente il trasporto di glucosio nelle cellule per essere usato come energia. Si trova in broccoli, fagiolini, formaggi crudi e nel manzo (9)
  • alimenti ricchi di magnesio, un elemento che ha un ruolo cruciale nel metabolismo del glucosio. Stando ad una ricerca, infatti, il diabete compare maggiormente nei soggetti che hanno carenza di magnesio. Si può assumere consumando spinaci, bietole, semi di zucca, mandorle (10)
  • alimenti con un basso carico glicemico, che favoriscono anche la riduzione di peso come verdure non amidacee, noci, semi, avocado, cocco, carne biologica, uova, pesce selvaggio e latticini crudi. Come dolcificanti, usa stevia, eritritolo, lucuma, sciroppo o polvere di Yacon, xilitolo, inulina e farina di banana.

Inoltre, ricordati di bere sufficiente acqua, almeno 2 litri al giorno e possibilmente calda, per rinforzare la tua digestione, avere meno fame ed eliminare le tossine.

Mangia prima le proteine

Sono numerosi gli studi e le ricerche scientifiche che hanno dimostrato che cominciare il pasto dalle proteine può avere molti benefici non solo per diabetici e obesi ma per tutti (questa è quella che nel SAUTÓN Approach chiamiamo Legge dell’ordine).

Gli scienziati hanno iniziato a sperimentare un ordine diverso delle pietanze che potesse rallentare il picco glicemico dei diabetici ed obesi e aiutarli ad avvertire meno fame.

Uno studio partì dall’effetto dei cibi chiamati “pre-carichi”: un pre-carico è un alimento che viene mangiato a un certo tempo preciso prima di quello successivo in un determinato pasto (da qualche minuto fino ad un’intera ora prima).

In genere, i pre-carichi più usati nelle ricerche erano spuntini a base di shake o barrette proteiche.

Fin da subito le ricerche avevano dimostrato che questi alimenti, consumati prima (minimo 15 minuti), potevano essere preziosi alleati per il rallentamento del picco glicemico e il controllo della fame.

Il problema era quello di trovare un’alternativa più sana a questi alimenti che erano molto manipolati, costosi e non di facile e immediata disponibilità.

Gli scienziati allora ipotizzarono che potessero essere le proteine, il nutriente presente in shake e barrette, a fare la differenza nella determinazione del risultato.

Così provarono ad inserire un normale piatto proteico prima dei nutrienti successivi.

Quello che osservarono fu che la proteina era in grado di rallentare il rilascio dello zucchero dei carboidrati nel flusso sanguigno, impedendo un rialzo troppo veloce (che poi è sempre seguito da un brusco calo).

Consumare prima le proteine aveva anche l’effetto di tenere la fame sotto controllo, diminuendo il numero delle portate necessarie.

Nuovi studi hanno sottolineato che l’ordine degli alimenti del pasto può anche influenzare in modo immediato e a lungo termine il carico glicemico del pasto stesso.

Gli studi

Uno di questi nuovi studi è quello dei ricercatori del Weill Cornell Medical College di New York, che hanno scoperto che l’ordine in cui vengono consumati diversi tipi di cibo ha un impatto significativo sui livelli di glucosio e insulina post-pasto nei soggetti obesi.

Riprendendo l’idea che mangiare alimenti pre-carichi prima dei carboidrati potesse essere un modo efficace per abbassare i livelli di glucosio post-pasto, i ricercatori hanno voluto verificare se questo effetto potesse essere riscontrato anche in una composizione di pasto tradizionale, e cioè ad una tipica dieta occidentale con i pasti composti da un mix di verdure, carboidrati raffinati, proteine e grassi.

Nello studio, i ricercatori hanno reclutato 11 persone con diabete di tipo 2, che erano in sovrappeso o obesi e trattati con metformina (farmaco anti diabete che aiuta a controllare lo zucchero nel sangue) (11).

Tutti i partecipanti hanno digiunato per 12 ore di notte prima di consumare un pasto di 628 calorie con proteine, carboidrati e grassi.

I ricercatori hanno inizialmente preso i livelli di glucosio dei pazienti la mattina, 12 ore dopo l’ultima volta in cui avevano consumato un pasto.

Il primo giorno dello studio, i partecipanti sono stati chiamati a consumare prima i carboidrati nel loro pasto (pane e succo d’arancia) e poi a seguire, a 15 minuti di distanza, un piatto proteico con contorno di verdure.

I livelli di glucosio dei partecipanti sono stati controllati 30, 60 e 120 minuti dopo aver mangiato questo pasto.

L’esperimento è stato poi ripetuto una settimana dopo, questa volta invertendo l’ordine degli alimenti: le proteine, le verdure e i grassi sono stati mangiati prima, con i carboidrati consumati solo 15 minuti più tardi.

Quando le verdure e le proteine sono state mangiate prima dei carboidrati, i ricercatori hanno scoperto che i livelli di glucosio sono stati 29%, 37% e 17% più bassi ai controlli di 30, 60 e 120 minuti, rispetto a quando i carboidrati erano stati consumati per primi.

Inoltre, l’insulina è risultata significativamente più bassa quando i partecipanti hanno mangiato le sole proteine come primo piatto.

Alla conclusione dello studio, il gruppo che aveva modificato l’ordine dei nutrienti, aveva avuto significative riduzioni:

  • della massa grassa, a differenza del gruppo di controllo
  • in tutte le variabili misurate in relazione alla capacità di gestire lo zucchero (ad esempio la glicemia e l’emoglobina A1c, un’altra misura importante per stabilire i livelli di zucchero nel sangue).

Uno dei principali autori di questo studio, il Dr. Louis Aronne, ha affermato che sulla base di questa scoperta, invece di dire: “non mangiare questo” ai loro pazienti, i medici potrebbero dire: “mangia questo prima di questo”.

6 consigli contro il diabete  

Oltre ad un’alimentazione sana come quella che proponiamo nel SAUTÓN Approach, ecco altri 6 consigli per scongiurare il rischio di diabete o, nel caso sia già stato diagnosticato, per stare meglio e trattare i sintomi.

1. Effettua controlli periodici

Come visto, i sintomi del diabete spesso passano inosservati.

Per questo, sottoporsi a controlli periodici per monitorare i livelli di zucchero nel sangue, la progressione del diabete, lo stato di occhi, pelle, pressione sanguigna, peso e cuore, è fondamentale per scongiurare il rischio di complicanze.

Per accertare lo stato diabetico o prediabetico, gli esami consigliati sono: 

  • test della glicemia
  • carico del glucosio, cioè la quantità di glucosio nel sangue due ore dopo un pasto
  • HbA1c o emoglobina glicata
  • test delle urine

2. Assumi gli integratori giusti 

Contro il diabete molto possono fare integratori, enzimi e superfoods come: 

  • ZYM, un integratore di enzimi sistemici che riequilibra i livelli di zucchero nel sangue.
  • LIP, un integratore di riso rosso fermentato utile in caso di glicemia alta e diabete. Abbassa i livelli di colesterolo ma anche della proteina C reattiva, aiutando la salute del cuore e della circolazione. Fai cicli di 3 mesi, 3 capsule al dì ai pasti.
  • Zinco, ha un profondo effetto antinfiammatorio e si possono fare cicli di un mese ripetuti più volte durante l’anno.
  • Trimetilglicina, integratore di betaina anidra che aiuta a ridurre gli zuccheri nel sangue, utile per la protezione del pancreas e la diminuzione del rischio di diabete. Si possono fare 4 cicli all’anno.
  • Formula Fegato Plus che migliora la risposta all’insulina e svolge un profondo lavoro di rigenerazione cellulare. Si possono fare cicli di 3 mesi due volte l’anno.
  • Reishi, facilita il distacco dagli zuccheri. Fai un ciclo di 3 mesi ad inizio percorso.
  • Ammino, integra le proteine e favorisce la sazietà e il controllo dell’appetito.

Puoi anche creare un infuso di bacche di Goji o inserire superfoods nei tuoi shake e bevande energetiche come Polvere di Amla, Gelsi neri o bianchi, Erba di grano, Maqui.

Come spezia usa la cannella che ha la capacità di abbassare i livelli di zucchero nel sangue e migliorare la tua sensibilità all’insulina (12).

Il fieno greco è un’altra erba benefica contro il diabete di tipo 1 e 2: si è visto che migliora la tolleranza dei carboidrati anche negli individui non diabetici (13, 14, 15).

3. Fai regolare esercizio fisico

L’esercizio fisico è molto importante per controllare i sintomi del diabete e ridurre il rischio di complicazioni (come malattie cardiache) ma anche per tenere a bada la pressione sanguigna, i livelli di colesterolo e la qualità della vita in genere (16).

Infatti, stando ad una ricerca del National Institute of Health, è possibile ridurre il rischio di diabete perdendo peso, facendo attività fisica regolare e seguendo una dieta a basso contenuto di zuccheri, grassi raffinati e alimenti trasformati. 

Possono bastare anche 20-30 minuti di camminata al giorno, soprattutto dopo i pasti, oppure fare yoga o stretching.

4. Prenditi cura della tua pelle

I soggetti affetti da diabete sono più esposti ad infezioni batteriche, fungine e a lieviti.

Per questo è fondamentale che si prendano cura della propria pelle con una buona igiene e con prodotti naturali come gli olii essenziali. 

Se la pelle è secca, meglio evitare bagni frequenti ma puntare su un’idratazione fatta con prodotti naturali e delicati come l’olio di cocco, utile anche per evitare le scottature quando c’è il sole.

5. Proteggi gli occhi

Le persone che hanno il diabete possono avere problemi alla vista o agli occhi.

Fondamentale è la prevenzione mediante dei controlli annuali o di almeno due volte l’anno agli occhi. 

Indossare gli occhiali da sole quando si è esposti alla luce solare è un altro ottimo consiglio.

6. Fai il digiuno

Digiuno diabete

Uno studio condotto sui topi ha visto come si possano invertire alcuni sintomi del diabete e ripristinare le funzioni del pancreas semplicemente con il digiuno (17).

Privare il corpo di cibo per un certo periodo di tempo permette di aumentare la combustione dei grassi e ridurre l’infiammazione.

Su Diabetes Care è emerso come semplicemente saltare la colazione e non mangiare fino a mezzogiorno ogni giorno permette di regolare il livello di glucosio nel sangue dopo aver mangiato, nei soggetti con diabete di tipo 2 (18).

Ancora, un rapporto del 2018 ha evidenziato quanto eseguire un digiuno sotto controllo medico possa eliminare la necessità di insulina in alcuni pazienti con diabete di tipo 2 (19).

I partecipanti hanno digiunato per 24 ore tre giorni alla settimana per diversi mesi. 

Nei giorni di digiuno, cenavano mentre nei giorni di non digiuno, pranzavano e cenavano.

Sono stati consigliati pasti a basso contenuto di carboidrati. 

Lo studio era piccolo, con solo tre partecipanti, ma ha evidenziato che tutti e tre i partecipanti erano in grado di interrompere l’insulina entro 5-18 giorni. 

Due pazienti hanno finito per interrompere tutti i farmaci per il diabete. 

L’efficacia del digiuno intermittente

Anche il digiuno intermittente, una forma di digiuno più graduale, può risultare efficace.

Il digiuno intermittente è un modo diverso di distribuire i pasti nell’arco della giornata.

A chi è alla prima esperienza si consiglia uno schema 16:8 cioè i pasti della giornata vengono consumati in un arco di 8 ore mentre si digiuna nelle 16 ore restanti.

In questo modo non solo mangi meno, ma permetti anche al corpo di mettere la digestione in pausa per un certo numero di ore durante la giornata.

L’organismo può usare questo tempo per altre attività di manutenzione e riparazione, di vitale importanza per il benessere fisico e mentale.

I benefici scientificamente provati del digiuno intermittente sono:

  • ristabilire l’equilibrio insulinico riportando glucosio ed insulina presenti nel sangue ai giusti valori ed aiutando quindi ad eliminare l’insulino resistenza
  • riportare in equilibrio i ritmi circadiani e ristabilire livelli sani del cortisolo (l’ormone dello stress)
  • stimolare il reset della flora batterica intestinale favorendo la comparsa di batteri benefici a scapito di patogeni e lieviti, guarendo la disbiosi intestinale
  • un effetto potenziante sul sistema immunitario che per un buon 70% ha sede proprio nell’intestino e che si rigenera ogni volta che facciamo un digiuno di almeno 18 ore
  • eliminare l’infiammazione, la condizione disfunzionale che collega sistema nervoso, immunitario e ormonale al metabolismo, rigenera il cervello e previene l’invecchiamento.

Avvertenze importanti sul digiuno intermittente

Quella del digiuno intermittente è una pratica molto potente e proprio per questo motivo non è consigliabile digiunare senza prima aver fatto alcuni cambiamenti nelle proprie abitudini alimentari.

Digiunare stimola l’organismo a rilasciare tutte le tossine accumulate principalmente nel fegato e nei tessuti adiposi.

Se la tua alimentazione è a base di cibi “spazzatura” (cibi pronti, precotti, surgelati, ecc.) e lo è da molto tempo, il carico di tossine che entrerebbe in circolo durante il digiuno potrebbe essere talmente elevato da farti stare molto male.

Anche una dieta basata su zuccheri e carboidrati ti renderebbe impossibile praticare il digiuno perché, essere in costante balìa del picco glicemico con insulina perennemente in circolo, ti porta ad avere un bisogno quasi continuo di mangiare.

È di vitale importanza agire in modo graduale, non buttarti sul digiuno come se fosse la soluzione a tutti i tuoi problemi.

Per questo noi del SAUTÓN Approach consigliamo di svolgere prima il Restart, cioè la sospensione per 28 giorni di tutti i cibi dannosi e infiammanti.

In questo modo permetti al corpo di rimettersi in equilibrio e disintossicarsi.

Passata questa fase, mettere in pratica il digiuno intermittente diventa estremamente facile, gratificante e il tuo corpo riesce a ricavarne il massimo dei benefici.

Se cerchi approfondimenti sul digiuno intermittente, trovi una guida completa cliccando qui.

Conclusione

La tendenza a consumare zucchero e carboidrati è alla base della dilaniante “epidemia” di diabete dei giorni nostri. 

Fortunatamente, modificando in meglio le proprie abitudini alimentari e il proprio stile di vita, è possibile trattare e ridurre naturalmente i suoi sintomi ed evitare complicazioni. 

Uno stile alimentare chetogenico come quello proposto nel SAUTÓN Approach si dimostra vincente come anche è stato evidenziato da numerose ricerche. 

Inizia con un periodo di Restart, in cui sospendi per 28 giorni il consumo di alimenti infiammanti che alzano il livello di zucchero nel sangue e che ti aiuta a spegnere l’infiammazione e a trasformarti in una macchina brucia grassi.

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Fonti:

Dr.Axe

PubMed


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