Molte persone pensano che per meditare bisogna per forza stare seduti a gambe incrociate, in silenzio, concentrati, senza distrazioni.
Questo spesso causa stress e contrazione in chi si approccia alla meditazione per le prime volte, perché fa fatica a rimanere fermo in una posizione statica a lungo.
In realtà questo approccio non è del tutto corretto, perché qualunque momento può diventare una meditazione, se siamo pienamente consapevoli di ciò che stiamo facendo.
Infatti da migliaia di anni innumerevoli tradizioni spirituali autentiche hanno sviluppato anche metodi per meditare in movimento, e quindi senza neanche bisogno di stare fermi.
La più famosa di queste meditazioni è molto antica e fu creata dal Buddha storico in persona diverse migliaia di anni fa.
Si chiama Meditazione Camminata e ancora oggi è molto utilizzata da monaci e praticanti delle tradizioni Buddhiste più legate ai Sutra del Buddha, come il Buddhismo Theravada, il Buddhismo Hinayana e la tradizione Gelupa del Buddhismo Tibetano.
Come puoi intuire dal nome, si tratta di una meditazione che puoi fare mentre cammini, molto utile per chi fa fatica a stare fermo mentre medita e per chi vuole integrare la meditazione in ogni aspetto della vita.
In questo video voglio parlarti di come funziona la meditazione camminata, partendo dai 3 principali errori che la maggior parte delle persone fa nell’applicare questa tecnica e che è importante evitare.
Errore della tecnica
Il primo errore più importante da evitare è proprio quello della tecnica, ovvero ci si focalizza troppo nell’eseguire con precisione le istruzioni che si ricevono e così la meditazione perde di spontaneità, diventando meccanica e rigida.
Molto approcci alla meditazione camminata in effetti sono strutturati in modo troppo complesso, con parole da ripetere ad ogni passo o il respiro sincronizzato con i passi o un preciso ritmo lento da seguire.
In realtà non c’è un modo giusto o sbagliato di praticare la meditazione camminata e non esistono regole universali, ma è un approccio che devi adattare al tuo modo di essere e alla tua sensibilità.
L’unica cosa importante all’inizio è l’attitudine, ovvero prenderti del tempo libero per uscire di casa e iniziare a camminare senza una meta o una direzione precisa, così da liberarti dall’idea di un punto di partenza e di una meta da raggiungere che caratterizza la nostra vita quotidiana.
Stai solo camminando per il piacere di camminare, poi una volta compresa la tecnica potrai farla anche quando vai a fare la spesa o qualsiasi altro servizio, perché riuscirai a mantenere la stessa attitudine.
Errore della perfezione
Il secondo errore da evitare è quello della perfezione, ovvero del cercare di camminare in modo lento, perfetto, consapevole, posato, quieto, ecc…
Questo errore spesso causa solo rigidità e tensione, perché cerchi di camminare a tutti i costi in un certo modo, quando in realtà non è questo il punto della meditazione camminata.
Il mio consiglio è di non irrigidirti nel cercare di raggiungere chissà quale risultato e non praticare un’attenzione ristretta e auto-riferita (per esempio concentrandoti solo sui piedi ed escludendo il resto).
Invece apriti semplicemente a ciò che accade in ogni momento e coltiva una genuina curiosità per la tua esperienza, includendo tutto ciò che percepisci.
Ricorda che stai sviluppando una capacità naturale, dedicando in modo spontaneo del tempo a camminare senza distrazioni, senza pretendere troppo da te stesso o prenderti sul serio.
Come dice Tich Nhat Hanh: “Lavare i piatti per lavare i piatti”, ovvero in questo caso camminare per il semplice gusto di camminare, nessun altro scopo.
Errore dell’ambiente
Il terzo errore da evitare è quello dell’ambiente, ovvero di cercare l’ambiente perfetto per fare la meditazione camminata, che sia tranquillo, isolato e a contatto con la natura.
Il problema è che spesso così si finisce per non fare mai questa meditazione, perché sei sempre in attesa dell’ambiente perfetto, quando invece dovrebbe essere una pratica che arrivi a fare spesso nella tua vita quotidiana.
Inoltre un ambiente disturbante spesso ti sfida maggiormente a mantenere la presenza, rispetto a un ambiente tranquillo.
Ovviamente camminare in natura è meraviglioso e fallo sicuramente se hai la possibilità, ma non è questo l’importante.
Puoi fare la meditazione camminata in città o in natura, con le scarpe o a piedi nudi, da solo o in compagnia, in ambienti tranquilli o caotici.
L’importante è che diventi in grado di fare sempre questa meditazione, qualsiasi siano le circostanze esterne.
Istruzioni principali
Quindi in sintesi evita questi 3 errori e ricorda che le istruzioni da seguire sono semplici.
Le prime volte prenditi del tempo per te, stacca le distrazioni digitali, esci di casa e inizia a camminare senza una meta precisa.
Non cercare di cambiare la tua postura o il modo in cui cammini, ma osserva solo il tuo corpo come muove le gambe, poggia i piedi a terra, la sensazione del terreno sotto ai piedi, come respiri, l’ambiente che ti circonda.
Osserva come muovi la testa, le spalle, le braccia, il busto, le gambe, ecc…
Ricorda che non vuoi cambiare il modo in cui ti stai muovendo o capire perché lo stai facendo, ti stai solo godendo lo spettacolo.
Nei commenti fammi sapere cosa ne pensi.
Un caro saluto e sii felice!
Carla 28 Febbraio 2023
Ho notato che cerchi di semplificare ogni pratica per renderla attuabile e ben accetta alla maggioranza delle persone. Questo puo’ essere un buon approccio vista la generale pigrizia, ma mi chiedo, semplificando troppo non si rischia di banalizzare delle pratiche millenarie che hanno una loro funzione? Magari puo’ essere invece che permetta ad un maggior numero di persone di avvicinarsi alla meditazione.. La mia e’ solo una domanda dovuta alla mia scarsa conoscenza della materia ma l’ho voluta esprimere visto che e’ stata una reazione spontanea nel leggerti e in genere cerco di approfondire queste mie sensazioni. Grazie
Claudio 28 Febbraio 2023
Credo che sia ottimo far capire che la meditazione non sia una costrinzione corporea.
Costrinzione dovuta a dei movimenti precisi e meccanici… perché altrimenti per pensare alla precisione ed al gesto meccanico..si finisce per non sentire più la nostra presenza fisica in tutti i suoi aspetti.
Alla fine quello che conta è sentire..avvertire la nostra pienezza e presenza corporea.
Surya Cillo 1 Marzo 2023
Ciao Carla, grazie per il messaggio, capisco il tuo dubbio e lo condivido pienamente.
Semplificare un metodo è un’arte e non è affatto facile, infatti io stesso in diversi video esprimo dubbi riguardo molte tecniche moderne di meditazione, che sono state semplificate in modo maldestro.
Purtroppo nella maggior parte dei casi l’eccessiva semplificazione porta alla superficialità e questo può accadere per vari motivi: spesso si tratta di studiosi occidentali che estrapolano solo la tecnica fredda e intellettuale (perdendo il senso più profondo della meditazione e il percorso in cui era inserita), oppure a volte sono i ricercatori spirituali New Age che fanno un minestrone di vari approcci e cercano di creare qualcosa di nuovo (finendo per elaborare un misto confuso di teorie fantasiose che non hanno radici nelle autentiche tradizioni spirituali e non portano da nessuna parte).
Il pericolo opposto invece è quello dei ricercatori spirituali molto tradizionali, che cercano di preservare un metodo esattamente come è stato tramandato per secoli e rimangono incastrati nei dogmi e nel folklore culturale dell’epoca in cui è stato creato quel metodo.
Invece la spiritualità e la meditazione non devono essere qualcosa di “monolitico”, ma devono sempre evolversi nel tempo e per fortuna lo hanno sempre fatto nella storia, così da adattarsi alla sensibilità di ogni epoca e cultura: il Taoismo cinese si è evoluto a partire dal Buddhismo Tibetano (importato in Cina da Bodhidharma), che sa sua volta si è evoluto dalla Tradizione Vedica indiana (importata in Tibet da Padmasambhava), che a sua volta si è evoluta dalla Tradizione Sumera (importata in India dai Rishi che erano Sumeri), e così via per ogni singola tradizione spirituale del Mondo.
Il problema è che per poter evolvere, semplificare e adattare un percorso spirituale o una tecnica di meditazione alla cultura moderna, bisogna necessariamente saper riconoscere quali sono gli aspetti veramente importanti di quel percorso o di quella tecnica, distinguendoli dagli aspetti meno rilevanti e antiquati che di solito sono connotazioni culturali e folkloristiche dell’epoca in cui si è evoluto quel metodo e vengono tramandati solo per dogmatismo.
Per saper distinguere gli aspetti più importanti da quelli meno rilevanti, ci vuole molto studio, molta pratica e profonda esperienza di quel percorso o di quella tecnica, così da andarne in profondità e riconoscere l’essenza di ciò che è veramente importante ed efficace.
Nella mia esperienza per fare questo ci vogliono almeno 10 anni di studio e pratica costanti in un determinato percorso o tecnica (idealmente ricevendo poi autorizzazione da un maestro a insegnare a propria volta quel metodo, così da essere sicuri di averlo realizzato pienamente), altrimenti in meno tempo si rischia di fare una semplificazione maldestra e superficiale.
Per questo personalmente per ogni tecnica di cui parlo, che elaboro o che semplifico, mi assicuro sempre di averla compresa veramente e questo significa che ho almeno 10 anni di esperienza nella relativa tradizione spirituale di riferimento e sono stato autorizzato da un maestro a insegnare e trasmettere quella tradizione.
Nella pagina “Chi Siamo” su questo sito, trovi una sintesi della mia storia e delle tradizioni spirituali di riferimento in cui mi sono formato e che sono stato autorizzato a trasmettere.
In questo modo mi assicuro di elaborare e semplificare ogni metodo in modo corretto, evitando di renderlo superficiale o banale come hai detto anche tu giustamente nel tuo messaggio.
Un caro saluto e auguri per il tuo percorso!