La dieta vegetariana è l’approccio alimentare in più grande crescita nel mondo.
La percentuale di persone vegetariane e vegane in Europa è in costante aumento e alcuni studi ipotizzano addirittura che nei prossimi decenni circa metà della popolazione europea potrebbe diventare vegetariana.
Le tre motivazioni principali che spingono una persona a questo tipo di dieta solitamente sono di natura ecologistica (il nobile desiderio di ridurre l’impatto ambientale e salvaguardare il pianeta), di natura etica (la volontà virtuosa di non nuocere agli animali) e di natura salutistica (un approccio nutrizionale più salutare).
Sempre più medici, vip, personaggi pubblici, atleti e ambientalisti sponsorizzano il vegetarianismo come la dieta migliore. Esistono tantissimi film, documentari e serie tv su questo argomento.
Non voglio entrare in generale nel merito degli aspetti positivi e negativi di questa dieta, su cui ci sarebbe tanto da dibattere, ma non sono un nutrizionista e so che è un argomento sensibile per tante persone.
Invece voglio parlare nello specifico del rapporto tra il vegetarianismo e la spiritualità, perché è un argomento su cui ci sono tante incomprensioni e su cui spesso mi vengono fatte domande.
Infatti il vegetarianismo viene seguito e sponsorizzato anche da tanti insegnanti di crescita personale e spirituale, che spesso lo considerano fondamentale e imprescindibile per l’evoluzione interiore dei propri studenti.
Eppure questa è solo una grande bufala… e adesso vediamo insieme perché!
Tradizione Vedica e Vegetarianismo
Il vegetarianismo e la spiritualità sono collegati da una relazione antica di migliaia di anni, che affonda le sue radici principalmente nella tradizione vedica indiana.
La società indiana dell’epoca (stiamo parlando del 2.000 a.C.) era divisa in 4 caste principali: gli Shudra (la classe operaia), i Vaishya (artigiani, agricoltori e mercanti), i Kshatriya (governanti, amministratori e guerrieri), i Brahmini (sacerdoti, saggi e asceti).
Di queste 4 caste, spesso la tradizione richiedeva solo ai Brahmini di essere vegetariani, perché si dovevano solamente dedicare alla meditazione, alla vita ascetica e ai rituali da compiere.
Le altre 3 caste erano impegnate negli altri aspetti della società e i Veda prevedevano per loro una dieta prevalentemente Onnivora (o Flexitariana come diremmo oggi), perché avevano bisogno di più energia per prendersi cura di una famiglia, lavorare, governare e combattere.
Inoltre i Veda dividevano il percorso di vita di una persona, a qualunque casta appartenesse, in 4 fasi principali: la prima era Brahmachari (il giovane studente che si dedicava solo all’apprendimento), la seconda era Grihastha (l’adulto che lavora e si prende cura di una famiglia), la terza era il Vanaprastha (il nonno che poteva andare in pensione e dedicarsi maggiormente alla pratica spirituale), la quarta e ultima era il Sannyasi (il praticante ascetico che rinuncia a tutto per dedicarsi solo alla ricerca spirituale e vive di elemosina).
Quindi, a qualunque casta tu appartenessi, tecnicamente avresti dovuto seguire questo percorso di vita ideale, che prevedeva una dieta vegetariana solo nell’ultima fase di vita del praticante ascetico (invece in quelle precedenti era prevista una dieta di tipo prevalentemente onnivoro).
In conclusione la tradizione vedica prevedeva che tu fossi vegetariano solamente nel caso non avessi obblighi sociali e ti dovessi occupare principalmente di meditazione e spiritualità (ovvero appartenessi alla casta sacerdotale o fossi nell’ultima parte della tua vita).
Da questo sistema ha inizio l’antica relazione tra vegetarianismo e spiritualità.
Le vere ragioni del vegetarianismo
Perché la tradizione vedica prescriveva il vegetarianismo solamente in questo caso?
Il motivo principale era che il praticante spirituale non doveva fare lavori pesanti, combattere guerre o prendersi cura di una famiglia. Ma passava la maggior parte del suo tempo in ritiro e in meditazione.
Per questo il meditante non aveva bisogno di grande energia fisica, ma al contrario doveva rilassare il corpo, raffinare il respiro, quietare la mente ed entrare in stati profondi di coscienza.
La dieta vegetariana era perfetta per fare questo e di conseguenza era utilizzata molto spesso dai praticanti spirituali della tradizione vedica.
Invece il resto della popolazione aveva una vita quotidiana diversa e ricca di impegni, preoccupazioni e duro lavoro. Per questo a loro non era consigliata una dieta vegetariana, altrimenti avrebbero avuto troppa poca energia fisica per sbrigare tutte le faccende quotidiane.
Il vegetarianismo nel Buddhismo
Questo approccio cambiò radicalmente con l’avvento del Buddhismo circa 600 anni prima di Cristo.
Questo perché il Buddha professava una dieta vegetariana per tutti e non solo per i monaci: non lo faceva per motivi spirituali e meditativi, ma per coltivare compassione amorevole e non nuocere agli altri esseri viventi.
Quindi per la prima volta il vegetarianismo si diffuse anche nelle altre sfere sociali, tra tutti coloro che volevano seguire in modo completo gli insegnamenti del Buddha.
Ovviamente il Buddha non era un nutrizionista e non lo faceva per motivazioni salutistiche o ecologistiche (anche perché al tempo il dibattito sui problemi ambientali non esisteva), ma semplicemente per una questione virtuosa di preservare la vita degli animali.
A partire da questi insegnamenti del Buddha, il vegetarianismo si diffuse ben oltre i confini dell’India, in molte diverse tradizioni Buddhiste.
Veniva praticato prevalentemente dai monaci, ma anche da molti praticanti laici appartenenti ad altre sfere sociali.
Il vegetarianismo nelle altre tradizioni
È importante sottolineare che la Tradizione Vedica e il Buddhismo sono le uniche due tradizioni antiche che hanno sempre previsto il vegetarianismo per i loro praticanti spirituali.
In nessun’altra tradizione spirituale del mondo è mai esistita questa dieta.
In Cina i Taoisti hanno sempre mangiato carne, anche perché facevano un grande lavoro energetico nelle loro pratiche spirituali e necessitavano di un corpo forte.
La stessa cosa facevano anche tutti i praticanti spirituali dell’Antico Egitto, della tradizione Essena, della Kabalah, del Sufismo, dello Gnosticismo, dell’Esoterismo Occidentale, degli Indiani D’America, degli Inca e di ogni tradizione sciamanica del Mondo.
Persino all’interno della Tradizione Vedica e del Buddhismo, un gruppo sempre più grande di praticanti spirituali iniziò a rompere il dogma della dieta vegetariana e ricominciò a mangiare carne, contribuendo a far nascere la Tradizione Tantrica (detta anche Mano Sinistra) che è la più diffusa di tutta la zona Himalayana (Tibet, Nepal, Bhutan, Mongolia, ecc…).
La diffusione del vegetarianismo
Nel corso dei secoli, come sempre accade con le tradizioni antiche, molte conoscenze si sono perse e la sensibilità delle persone è cambiata.
Così molti medici dell’Ayurveda (la scienza della salute nella Tradizione Vedica Indiana) hanno iniziato a consigliare la dieta vegetariana a tutti, invece che solo ai praticanti spirituali e ascetici.
Successivamente con la diffusione della Tradizione Vedica e del Buddhismo nel Mondo, la dieta vegetariana si è diffusa sempre più anche tra gli Occidentali.
Soprattutto nel secolo scorso e in particolare negli ultimi decenni, c’è stata una diffusione sempre più massiccia di questo approccio alimentare, per contrastare l’inquinamento ambientale, per ridurre gli allevamenti massivi e per fare una dieta più sana.
È nata anche la dieta vegana, che è ancora più estrema ed è stata inventata solo in tempi recenti, perché in realtà non esiste alcuna tradizione autentica millenaria o saggezza antica che consiglia la dieta vegana. È solo un’invenzione moderna.
In particolare il vegetarianismo si è diffuso molto anche nella spiritualità, con una quantità sempre maggiore di maestri e insegnanti che lo prescrivono a tutti senza eccezioni, come una parte fondamentale del percorso spirituale.
Nella spiritualità New Age questa dieta ha persino acquisito una sua grande mitologia: molte persone sono arrivate a pensare che il Risveglio spirituale sia diventare vegani e che la dieta vegetariana ti avvicina a Dio, ti fa espandere la coscienza e ti fa cambiare dimensione di esistenza.
Tutte affermazioni inventate in epoca moderna e che non hanno nessuna base spirituale, perché queste cose non sono mai state dette neanche nella Tradizione Vedica o nel Buddhismo.
Se comprendi cos’è veramente la piena Realizzazione spirituale, allora sai molto bene che non ha niente a che vedere con il modo in cui mangi o con la dieta vegetariana, ma è qualcosa di molto più grande.
Ci sono ciarlatani che addirittura hanno creato dei percorsi evolutivi basati sulla dieta, per cui passi gradualmente dalla dieta onnivora a quella vegetariana, a quella vegana, a una basata sui succhi e infine a una dieta respiriana (per cui ti nutri solo di aria ed energia dell’universo e sei un essere evoluto).
Purtroppo però la maggior parte dei maestri che la insegnano poi vengono fotografati nei ristoranti oppure si indeboliscono e si ammalano a furia di nutrirsi solo di succhi.
L’unico caso autentico e documentato di un maestro respiriano era un indiano di nome Prahlad Jani, che affermava di aver vissuto 80 anni senza mangiare nulla, da quando ebbe una visione della dea Amba a 11 anni.
Fecero diversi documentari e studi su di lui, così videro che le gocce di urina nel suo corpo si riassorbivano completamente ogni volta che si formavano. Questo significa che il suo corpo era in un riciclo costante di energia.
Ovviamente era una persona magrissima che viveva quasi tutto l’anno in ritiro in una grotta e appariva in pubblico solo un paio di volte l’anno per fare dei rituali nel paesino vicino a lui.
È uno stile di vita estremo e una pratica nutrizionale che non è possibile nella nostra società moderna, che è ricca di impegni, problemi, stimoli, preoccupazioni e ritmi frenetici.
Il grande fraintendimento
Lo stesso identico fraintendimento riguarda la dieta vegetariana, che (come ho detto all’inizio) in origine faceva solo chi si dedicava solamente alla pratica spirituale e non si doveva preoccupare delle faccende mondane.
Invece oggi viene prescritta a tutti senza distinzioni, nonostante lo stile di vita moderno è molto più duro e frenetico del passato, per cui diventa molto facile consumare tutte le nostre energie e ammalarci.
Inoltre il cibo è scarico di nutrienti, l’aria che respiriamo è inquinata e l’inquinamento elettromagnetico dai dispositivi moderni è alle stelle.
La conseguenza è che oggi è molto più difficile seguire una dieta vegetariana e restare in salute rispetto al passato, bisogna seguire un regime alimentare molto preciso per non perdere nutrienti e questo è ancora più difficile a causa dello stile di vita moderno.
In particolare nella spiritualità l’unico beneficio che porta la dieta vegetariana è una mente più tranquilla, ma a discapito spesso di un corpo indebolito, bassa energia, poco radicamento e testa fra le nuvole.
Per questo nella mia esperienza con centinaia di persone e centri spirituali, spesso questa dieta crea più problemi che benefici in molte persone, dal punto di vista spirituale.
Ovviamente questo è soggettivo, perché dipende dalla costituzione di ognuno e da quanto si è in grado di seguire una dieta vegetariana corretta, perché a volte il risultato può essere positivo.
Nei commenti fammi sapere cosa ne pensi.
Un caro saluto e sii felice!
Elisabetta 4 Maggio 2022
Buongiorno Surya, grazie per lo studio che stai portando avanti, il capire le nostre origini, abitudini e principi è fondamentale per non cadere nelle trappole di chi ti propone falsi miti. Leggendo la ricerca che hai riportato ho capito quanto importante è la consapevolezza dell essere in epoca moderna. Grazie di cuore ti seguo da qualche tempo e provo molta fiducia.
Laura 5 Maggio 2022
Grazie per la tua condivisione.
Cosa ne pensi del nostro tratto gastrointestinale, più lungo rispetto ai carnivori?
Surya Cillo 5 Maggio 2022
Ciao Laura, la motivazione è semplice: noi esseri umani non siamo carnivori.
Allo stesso tempo non siamo neanche erbivori, visto che gli animali erbivori hanno un apparato digerente ancora più diverso dal nostro (le mucche hanno tre stomaci per digerire i vegetali e trarne nutrimento, allo stesso modo i gorilla hanno le dimensioni dello stomaco e del colon completamente diverse dalle nostre per digerire la quantità di fibre che mangiano).
Noi esseri umani siamo una specie diversa da entrambi e abbiamo un apparato digerente peculiare, che in conclusione ci rende onnivori.
È interessante notare anche che da quando abbiamo iniziato a cuocere i cibi decine di migliaia di anni fa, il nostro apparato digerente si è ristretto e ha ridotto la quantità di energia che necessita, in modo da reindirizzare quella quantità di energia al cervello e renderlo più grande ed efficiente.
Questa è stata una parte fondamentale della nostra evoluzione in quanto Homo Sapiens, di conseguenza siamo una specie onnivora che dovrebbe mangiare prevalentemente cibi cotti.
Un caro saluto!
Luna 5 Maggio 2022
Davvero molto interessante!
Io al momento non sono vegetariana, ma mi sento divisa tra la volontà di diventarlo per preservare la vita degli animali, perché mangiarli mi fa sentire molto in colpa, e la “necessità” di essere onnivora per motivi di salute. Infatti sono costretta ad evitare molti cibi (tra cui la soia e tutti i derivati, i carboidrati con glutine, i formaggi e i latticini) e dunque la mia alimentazione sarebbe troppo povera sé fossi vegetariana.
Sto cercando la mia strada tra etica e necessità…
Barbara 4 Maggio 2022
E’ un tema fondamentale, in quanto “noi siamo ciò che mangiamo”. Credo che ciascuno debba seguire il proprio istinto, non seguire ciò che dice un guru o una corrente spirituale o religiosa: io sono cresciuta mangiando carne fino a 18 anni, vivevo con nonni che allevavano polli e conigli; ucciderli era un po’ un “sacrificio”, e vedere uccidere il coniglietto a cui mi affezionavo, era terribile (io non sarei mai stata in grado di uccidere un pollo o un coniglio; inoltre i bovini “sentono” più degli altri animali il terrore per la macellazione, e scaricano tossine di sofferenza nelle carni che poi viene mangiata. Quindi sono diventata vegetariana: mi è nata una “repulsione per la carne”, che mi sembrava nient’ altro che un “cadavere in decomposizione”, un simbolo di morte e sofferenza; volevo cibo “vivo”, sentivo che nocciole, mandorle, noci e verdura mi davano quei componenti, come vitamine, oli essenziali che mi facevano stare bene. Non sono vegana, in quanto credo che almeno miele, uova o pesce servano a integrare nutrimenti importanti (e non comportano violenza), anche se li consumo una volta alla settimana o al mese. Pratico periodicamente il digiuno intermittente, inoltre, aiuti l’organismo a riparare le cellule e a creare cellule staminali, quindi è un anti-aging allungavita che abbiamo senza saperlo. Comunque ribadisco che ciascuno deve seguire il proprio istinto, ascoltando il proprio corpo, sapendo che in vari periodi della vita può cambiare direzione se ne sente necessità. ^_^
Caterina 4 Maggio 2022
Mi è piaciuta molto la tua analisi e incontra quello che sto notando anche io nei vari gruppi spirituali o di crescita personale che seguo. Ciò che mangiamo sicuramente influenza ciò che siamo, così come insegna Devi nel sauton approach, e diete vegetariane o vegane vanno valutate bene e non portate avanti a caso. Grazie e sii felice 🤗
Chiara Campanini 5 Maggio 2022
Un percorso spirituale non può prescindere dalla non violenza e dal comunicare con poche parole ma vere e gentili quando è necessario. Fa tutto parte del “pacchetto”.
Non è un percorso facile ed ognuno di noi ha giustamente i propri tempi però sarebbe bello tutti credessimo che il punto di arrivo sarà un mondo in cui la Vita di ogni essere vivente è ugualmente importante. Io lo spero tanto.